venerdì 15 febbraio 2008

Ancona 50 anni di disastri!!!


Tre calamità naturali hanno segnato Ancona negli ultimi cinquanta anni. La sera del 5 settembre 1959 un alluvione ha provocato una decina di morti e danneggiato soprattutto i quartieri di Piano San Lazzaro, Valle Miano e la stazione centrale ferroviaria, ma in generale tutta la parte bassa della città. Per scongiurare il ripetersi di una simile calamità è stato scavato sotto la città un grande collettore che in caso di forti piogge convoglia l'acqua direttamente in mare; lo sbocco, protetto da due moli, è visibile sotto le rupi del Monte Cardeto. Il 25 gennaio 1972, alle ore 21 circa, un terremoto del 7° grado della scala Mercalli ha colpito la città. Iniziarono una lunga serie di scosse telluriche che durarono fino al novembre successivo, anche più intense rispetto a quella iniziale: alle 9 del 14 giugno, per 15 secondi un terremoto del 10° grado della scala Mercalli scosse Ancona. La lunga durata, oltre che l'intensità, di questa serie sismica fu disastrosa per Ancona. Tutti gli edifici, abitazioni, aziende, uffici pubblici, furono lesionati in modo più o meno grave. Per mesi le persone dovettero vivere in improvvisate tendopoli (e persino nei vagoni ferroviari), la maggior parte delle attività economiche si fermarono costringendo l'autorità civile a provvedere con sussidi economici alle famiglie, i servizi pubblici si ridussero al minimo, i rioni storici rimasero per anni deserti. Fortunatamente non ci furono vittime dirette del sisma, anche se si devono registrare decessi causati dai disagi e dallo spavento. Seguì il restauro degli edifici e un impegnativo risanamento del centro storico con criteri antisismici. Il 13 dicembre 1982 si verificò una frana che rese inagibili i quartieri di Posatora e di Palombella, e che fece scomparire il Borghetto sulla via Flaminia. In poche ore migliaia di cittadini si trovarono senza casa. A questo evento seguì una pronta reazione da parte della cittadinanza, per rimarginare le ferite inferte dalla natura, ma soprattutto causate dalla imprevidenza delle amministrazioni dell'epoca, che su terreni tradizionalmente considerati instabili avevano consentito l’espansione edilizia e localizzato due ospedali e la sede della facoltà di Medicina. Ora a Posatora, al posto degli edifici demoliti sorge il nuovo parco Belvedere.

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