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TERREMOTI D’ITALIA:MOSTRA ALL’UNIVERSITA DI ANCONA Vivere, sentire e vedere i terremoti E’ stata inaugurata il dicembre scorso, nell’ambito di quelle iniziative realizzate con l’intento di stimolare i cittadini e soprattutto i giovani come noi, nel piazzale della facoltà di Ingegneria di Ancona, la mostra “Terremoti d’Italia”, organizzata dalla Protezione Civile. Particolarmente significativa è l’ambientazione: una “Stanza sismica” riproduce la sensazione di essere al quinto piano di un edificio durante la scossa di Colfiorito (1997) superiore al sesto grado della scala Mercalli e poi a quella leggermente più forte dell’Irpinia (1980) facendo vibrare e oscillare il pavimento con sopra una ventina di persone. Poi, un suggestivo plastico riproduce diversi edifici di una “Città sismica”. Anch’esso sottoposto a forti scosse riprodotte artificialmente, mostra chiaramente la differenza fra case, strade e ponti costruiti con criteri antisismici e no. La differenza è ciclopica e i danni tangibili, con modellini di camion e auto che si rovesciano sotto gli occhi di tutti. Una lezione interessante e ricca di contenuti e di esempi pratici, che ha permesso a noi come al folto pubblico in visita, di sentire e vedere il terremoto, e la possibilità di approfondire la conoscenza di questo fenomeno attraverso un approccio fortemente interattivo e partecipativo. Nella mostra itinerante inoltre erano esposti documenti, planimetrie, fotografie e soprattutto cartoline e manifesti d’appello e richieste d’aiuti e fondi, che vanno da quella antica data ai più recenti fenomeni sismici: Senigallia 1930, Belice 1968, Irpinia 1980, Marche e Umbria nel 1997, etc… Ancona, come gli altri sfortunati posti, non dimentica i suoi morti e i suoi danni: molti dei visitatori, curiosi, tecnici e politici, hanno sfilato davanti a quelle immagini in silenzio, ricordando come ci si sente inermi davanti a un flagello simile. Ma anche guardando con rinnovata speranza agli esempi tangibili di soccorso, sostegno e solidarietà che sono la più utile e concreta azione di contrasto ad ogni terremoto.
La Mole Vanvitelliana La Mole Vanvitelliana di Ancona, che un tempo fu luogo di rifugio e di quarantena, oggi è diventato un grande centro culturale che ospita grandi mostre e numerose manifestazioni. Lo scopo è di creare in questo importante “contenitore” una sinergia tra attività espositive, servizi e attività produttive in grado di costituire un polo d’attrazione per il turismo della regione. Per la sua particolare articolazione inoltre l’edificio risulta essere adatto sia per manifestazioni legate all’arte contemporanea che all’arte antica.Il porto di Ancona è il luogo che meglio testimonia le vicende storiche e artistiche della città adriatica. Proprio dalle acque del porto, collegato alla terraferma da ponti, sorge il Lazzaretto (Laemocomium) o Mole Vanvitelliana. La monumentale costruzione (che si estende per quasi ventimila metri quadrati), dalla singolare pianta pentagonale fu costruita dal progetto di Luigi Vanvitelli per committenza di papa Clemente XII.Luigi Vanvitelli dopo aver compiuto un viaggio di perlustrazione lungo l'Italia, iniziò a lavorare sul progetto anconetano, dotandolo di valenze architettoniche e urbanistiche estremamente innovative. La prima pietra venne posta il 26 luglio 1733. Nel 1736 l’opera risulta in fase di avanzata realizzazione, ma i lavori furono completati solo nel 1743, tre anni dopo la morte di Clemente XII (1740). A salvaguardia della Mole venne realizzata, come fortificazione, una scogliera che oggi delimita il cosiddetto Mandracchio, il porto peschereccio di Ancona. L’imponente edificio fu concepito come moderna struttura polifunzionale sia militare che sanitaria, a supporto delle attività di porto franco. La mole fungeva da avamposto verso il mare per garantire protezione ed immunità dalle epidemie che sarebbero potute scaturire dal commercio con paesi stranieri. Il maestoso portale in pietra d’Istria, danneggiato durante la Seconda guerra mondiale fu e successivamente ripristinato. La forma pentagonale racchiude un cortile in cui sorge un’edicola votiva in travertino di stile neo-classico dedicata a S.Rocco, dallo stesso Vanvitelli, dove venivano celebrate le funzioni religiose.Nel corso dei secoli il lazzaretto è stato utilizzato anche come ospedale militare e caserma e ha costituito l’elemento cardine della difesa di Ancona occupata dai Francesi contro la flotta austriaca nel 1799. Nel 1860 cessò la sua funzione ispettivo sanitaria per, nel 1884, diventare sede delle operazioni di raffineria degli zuccheri. Nel corso del XX secolo oltre al ruolo di base militare nei due conflitti mondiali, il Lazzaretto divenne anche sede, dal 1947, della manifattura tabacchi.